Entrare in contatto con una tela di Anja corrisponde a varcare una soglia, poiché nell’atto stesso di contemplare la sua arte di muovere il colore, si entra nello spazio in cui quell’atto vive.
Un moto perpetuo mai casuale, che spinge, quasi obbliga la pittrice a una gestualità centrifuga in una costante e concentrata ricerca del Sé.
Così come le dimensioni perdono la loro valenza primaria e da infinitesime, possono farsi smisurate (pensiamo all’elaborazione di opere come Il Signore è lo Spirito o Io esisto, due dittici di 2×2,5m) anche il colore può implodere e modellarsi o al contrario, può essere già esploso e ora cerca un nuovo confine oltre la tela.
Confine, limite, dal latino limen, soglia appunto.
Ma l’artista parte dal limen proprio per disfarsene.
Ogni lavoro, vive su quel sottile filo che separa matericamente la tela dal resto tangibile.
Ogni tela sta per essere.
O è già qualcos’altro.
Niente è mai fisso, nulla vi è di certo nella sua Opera come nella vita
e il modo in cui la Kunze si connette con essa è viscerale e lieve al contempo;
con profondo rispetto verso l’altro da sé, verso il cosmo, ci porge le sue creature, molte delle quali sono vere e proprie Preghiere (ricordiamo anche le serie Healing e Guarigione). Nel potere terapeutico dell’arte risiede infatti la forza generatrice della sua visione del mondo. Così il dolore e l’amore, come tutte le sfumature di passioni e moti d’animo, prendono forma e attraverso il colore si trasfigurano.
Dal 2017, con la serie Perfect Gold (Portland, U.S.A.) la pittrice introduce l’oro nei suoi lavori dapprima in maniera provocatoria per poi mitigarne l’uso verso una dimensione sempre più sacrale.
La serie ORAR tangibilmente porta in sé l’incorruttibilità, il fulgore e la docilità dell’elemento oro; qui la pittrice consegue il visivamente eterno, prerogativa e dell’ambito artistico e analogamente dell’oro, facendone un autentico tòpos tendente verso una levità metafisica.
Per lo storico della filosofia Giuseppe Cambiano, l’oro è “universale transculturale” sia per la sua gerarchia di valori che per le peculiari valenze simboliche. Si potrebbe utilizzare il medesimo enunciato per le opere della Kunze, poiché trascendono il visibile e insieme i limiti stessi dell’operare. Pensiamo ai vari ambiti agìti dall’artista che spaziano dalla totalità delle arti visive alla realizzazione pittorica su auto, moto e indumenti, cover di compact disc e copertine di libri, etichette per vini di pregio, murales, cortometraggi e performances… Un’arte a tutto tondo capace di raggiungere il non visibile e superarlo non come esasperazione dell’arte concettuale ma procedura di metamorfosi della sfera del sentire.
Lisa Cantoli
“Oso il passo nel mondo bianco
dove niente esiste.
Per cogliere l’evidenza del mio vero Essere”
Anja Kunze