Umano troppo umano è il titolo di una delle opere maggiori del filosofo Friedrich Nitzschke.
Umana troppo umana è l’arte di Anja Kunze, giovane artista tedesca trapiantata in Abruzzo. Viscere, dolore brutalmente inespresso, pennellate incolte, follia malamente contenuta: questo ed altro, sulle tele di Anja.
Accettazione costretta del dolore primitivo, istinto ferino, follia pura, animano gli scritti di Nitzschke. Tra Kunze e Niztschke c’è più di un punto in comune: entrambi tedeschi, entrambi artisti, entrambi ricercatori dell’anima.
Anja però ha deciso di trasformare pero le tinte scure che accompagnavano la sua prima fase artistica, in svirolgate colorate, il dolore nella ricerca di positività, in insegnamenti utili per chi soffre e non sa come uscire dal pantano del male.
Chi è Anja?
Una donna. Un’artista. Una mamma. Una sensibile tormentata che combatte e vince sul suo lato gothic perche dice , “la vita è bellissima nonostante tutto”.
Che arte fa?
Combinazione particolare di colori su tela. Acrilico, smalto, olio. Di tutto e di più. I colori vengono meticolosamente lavorati, arricchiti, raschiati e modellati sino alla composizione finale (frutto di una tecnica singolare e personale) che , dice Anja, “ è espressione del mio stato d’animo. Soltanto il quadro sa dirmi realmente come sto”. La giovane artista preferisce una pittura pulita e semplice, “anche se ho rovinato molte tele passandoci sopra altro colore” , dice , “quando dipingo rischio di rovinare i quadri. E se gli rovino mi perdono. Rovinando i quadri ho scoperto il mio stile, il mio stato d’animo. Perciò voglio vivere cosi come dipingo.
Anja e le fasi della pittura
“Quando ho davanti a me la tela bianca mi butto. So gia quale colore utilizzare. Non voglio distrazioni attorno. Voglio essere sola con la mia tela.”
Agli albori della carriera artistica, Anja dipingeva teschi, scheletri, croci: dolore scaraventato su tela. In un secondo momento, invece, lo spirito noir ha ceduto il passo pensiero positivo, “Mi accostavo alla tela con idee positive, ma il risultato finale spesso, non corrispondeva al pensiero positivo che avevo in mente. L’istinto aveva sempre la meglio. Ad esempio nel quadro La morte della paura, dalla tela veniva fuori sempre un mostro. Passavo e ripassavo il colore, nel vano tentativo di coprire la figura taurina. Alla fine non riuscendo a distruggere quella sagoma, ho ucciso il mostro attraverso il titolo”.
Che cosa è l’arte, secondo Anja?
L’arte è innovazione, originalità. Per questo motivo sono sempre stata insofferente agli scemi canonici dell’arte, agli insegnamenti universitari di cui comunque riconosco l’importanza.
Il dolore …..
Non voglio il dolore, ma voglio solo ricordarlo per apprezzare cio che ho. Credo che noi abbiamo il diritto di essere felici e non il diritto di soffrire. Perciò dobbiamo esercitarci a coltivare la serenità che è in anzitutto uno stato mentale.
Come uscire dalla sofferenza?
Ci vuole una grandissima forza d’animo e di volontà. Noi siamo prigionieri della mente. La mente ci inculca paure, ansie, insicurezza. Dobbiamo intervenire sulla menta.
I progetti futuri di Anja?
Usare la mia arte per dare un messaggio di positività a chi soffre. Capire il modo in cui si può combattere il dolore ed insegnarlo a chi non lo sa. E ……
E…?
Ho in mente cose importanti che per ora non svelo.
Se dico immaginazione? Ti rispondo: tutto.
Amore? Inspiegabile.
Famiglia? Legame.
Arte? Vita.
Marirosa Barbieri